Testata

n. 209 | 15 marzo 2016

1. "Un forte richiamo ad un umanesimo autentico, che aiuti 'l’uomo moderno a ritrovare il suo volto, volto a volte deturpato', è stato pronunciato in queste ore dal Presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, nella prolusione al Consiglio Permanente dei Vescovi italiani. Un appello che Scienza & Vita sente di fare proprio, come fermo punto di riferimento valoriale, mentre prosegue nel suo specifico servizio ecclesiale e civico, quello cioè di contribuire a far sì che la scienza avanzi sempre come 'buona alleata' della vita, strumento virtuoso per promuovere il bene integrale della persona umana". Queste le parole di Paola Ricci Sindoni, presidente nazionale dell'Associazione Scienza & Vita.

2. "Come opportunamente ricordato dal Card. Bagnasco, alle tante sfaccettature della declinazione concreta di questo nuovo umanesimo appartiene anche il versante umano del fine vita. Un richiamo particolarmente opportuno e tempestivo, soprattutto in questo tempo in cui il nostro Paese si accinge ad interrogarsi su possibili forme di regolamentazione giuridica di questo ambito.
Non è certo compito di Scienza & Vita quello di suggerire dettagliati schemi legislativi e formule giuridiche. Neanche nell'ambito del fine vita. Appartiene invece alle sue finalità proprie impegnarsi a favorire il dialogo e la riflessione pubblica su questi temi, contribuendo a metterne in evidenza gli aspetti scientifici e le problematiche etiche connessi. Il metodo – suggerito del resto anche dal Card. Bagnasco, in piena armonia con gli insegnamenti di Papa Francesco – che Scienza & Vita si impegna a privilegiare è proprio quello del 'costruire ponti', valorizzando ciò che unisce, progettando insieme là dove è possibile, alla ricerca di soluzioni che contribuiscano al bene comune. In altre parole, scegliendo con convinzione 'la via del dialogo'".

3. "Mai come in questo momento, problematiche eticamente impegnative come eutanasia, rifiuto dell'accanimento terapeutico, proporzionalità delle cure, ricorso alle cure palliative, direttive anticipate di trattamento e molte altre, necessitano di essere lette ed interpretate nella nostra società in un clima di dialogo costruttivo e di ricerca comune di riferimenti valoriali solidi e condivisi, alla ricerca di soluzioni concrete, rispettose delle coscienze e del bene fondamentale della vita umana.
Al contrario, il prevalere di approcci fondati su ideologie esasperate ed altri interessi, spesso estranei al bene e alla dignità della persona umana, con ogni probabilità risulterebbe di grande ostacolo al sincero desiderio di pervenire a soluzioni condivise dalla comunità civica e rispondenti alla dignità peculiare che ciascuna persona vivente reca in dote".

 

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