Testata

n. 207 | 25 febbraio 2016

Il testo del maxiemendamento sulle unioni civili omosessuali, su cui il governo ha posto la fiducia, appare del tutto insoddisfacente. Rispetto al testo originario del ddl Cirinnà, l’unica modifica di rilievo riguarda l’adozione del figlio del partner, che resta tuttavia affidata alla discrezionalità dei giudici, con l’aggravante di riproporla e forse allargarne le maglie in un nuovo provvedimento specifico sull’adozione.

Mentre il depennamento dell’obbligo di fedeltà appare risibile, l’esplicito richiamo agli articoli 2 e 3 della Costituzione, dopo che quello all’art. 29 era già caduto, rischia di costituzionalizzare l’istituto dell’unione civile. Per il resto permane la totale equiparazione giuridica e financo terminologica tra matrimonio e unioni omosessuali, con il puntiglioso richiamo a tutte le norme del codice civile che riguardano la famiglia e alla vita “familiare” della coppia omosessuale. Le sovrapposizioni riguardano il rito con i testimoni, la lettura degli stessi articoli del codice civile, il cognome unico, il comune indirizzo familiare, la presunzione di comunione dei beni, la quota di legittima nell'eredità, la pensione di reversibilità negata peraltro alle stabili convivenze eterosessuali con figli, le cause di impedimento.

La confusione tra famiglia costituzionale e nuovo istituto delle unioni civili si esporrà inevitabilmente a futuri interventi delle corti di giustizia nazionali e internazionali, sulla base di un principio di non discriminazione. Occorrerà anche vigilare sui decreti attuativi oggetto della delega al governo, con particolare riferimento all’armonizzazione con le direttive europee.

Auspichiamo che tutti i senatori, non solo cattolici, vogliano riflettere su queste considerazioni nel momento in cui dovranno esprimere il loro voto, rivendicando il primato della coscienza che la costituzione garantisce per l’esercizio del mandato parlamentare; una coscienza doverosamente ‘ben formata’, che non può essere fondata sul ciò che mi pare o mi conviene.
Auspichiamo anche che la nuova sfida delle unioni civili porti la politica a farsi carico con urgenza delle condizioni di vita delle famiglie che, tra difficoltà sempre maggiori, contribuiscono a garantire all’Italia la generazione e l’educazione dei nuovi cittadini e a mantenere la solidarietà tra le generazioni.

Gian Luigi Gigli
Presidente del Movimento per la Vita Italiano

Gian Luigi De Palo
Presidente del Forum delle Famiglie

Paola Ricci Sindoni
Presidente dell’Associazione ‘Scienza&Vita’

Aldo Bove
Presidente del Forum Sanità

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