Testata

n. 192 I 27 agosto 2015

“Esprimiamo grande soddisfazione per la sentenza odierna della Corte di Strasburgo che riafferma come gli esseri umani, in qualunque fase della loro esistenza, non sono mai cose, ma persone e come tali non è possibile pensare di renderli oggetti di ricerca”, commenta Paola Ricci Sindoni, Presidente Nazionale dell’Associazione Scienza & Vita.

“I giudici europei hanno voluto ribadire che ‘gli embrioni umani non possono essere ridotti a una proprietà come definita dall'articolo 1 protocollo 1 della Convenzione europea dei diritti umani’. La vera violazione dei diritti umani sarebbe comportarsi come se dell’uomo si potesse disporre a piacimento sulla base di decisioni altrui. Non possono esistere, nelle relazioni umane, esseri umani su cui si possa esercitare una proprietà: in questo la grande campagna europea ‘Uno di Noi’ ha sicuramente contribuito alla formazione di una rinnovata attenzione su questi temi”.

“Ricordiamo inoltre che con grande lungimiranza ed efficacia la legge 40 vieta esperimenti su embrioni umani. Non si può pensare di sacrificare migliaia di esseri umani alla ricerca scientifica, sia pure con la nobile finalità di trovare terapie innovative. Come già enunciato dal Cnb, non è possibile mettere sullo stesso piano come alternativi ed eticamente equivalenti la sperimentazione su cavie animali e sugli esseri umani. Proteggere gli embrioni vuol dire proteggere l’umanità”.

 

 

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